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Rimozione e memoria






La neuropsicologia della memoria è conosicuta in modo assai imperfetto anche se ormai è noto che alla base dei processi di formazione e richiamo dei ricordi vi è un sistema neuronale strutturato costituito dal circuito ippocampo-mammillo-talamico di Papez.
Due tappe si sucedono all'atto della formazione delle tracce mnestiche: la prima, di breve durata (memoria a breve termine, memoria immediata) è il periodo di registrazione in cui l'informazione, mantenuta sotto la veste di un certo stato funzionale dei circuiti neuronali, è sensibile alle aggressioni (elettroshock, trauma cranico). La seconda tappa (memoria a lungo termine) è il risutato di un consolidamento che corrisponde ad una modificazione fisica duratura delle strutture sinaptiche.

La memoria a lungo termine riguarda l'insieme delle acquisizioni stabili, non solo di quele che sono accessibili ad un richiamo cosciente (memoria dichiarativa o esplicita), ma anche di quelle che sottintendono apprendimenti tecnici o cognitivi (memoria procedurale o implicita).
La memoria esplicita comprende sia il ricordo di eventi (memoria episodica) sia il patrimonio culturale anche se le circorstanze dell'apprendimento sono state dimenticate (memoria semantica).
Le strutture della memoria esplicita indispensabili per la rimozione non sono mature prima dei due anni di vita (Siegel, 1999)
Alla fine della gestazione e nei primi due anni di vita, le strutture necessarie alla memoria esplicita, in particolare l'ippocampo e la corteccia temporale mediale, non sono mature (Siegel, 1999).
Traumi psichici di varia natura ed esperienze precoci di separazione danneggiano nei mammiferi l'ippocampo fino all'atrofia dei suoi neuroni e pertanto rendono non agibile il sistema della memoria esplicita ostacolando l'apprendimento e la memoria (Karten et al., 2005). In questa situazione, la memoria implicita non è alterata e resta, pertanto, l'unica memoria dove le esperienze (anche traumatiche e stressanti) possono essere depositate senza andare incontro a rimozione.


Diversamente dalla memoria esplicita, la memoria implicita (non passibile di ricordo) è operativa fin dai periodi più precoci dello sviluppo. Essa dipende da circuiti cerebrali che fanno capo all'amigdala (organo delle emozioni per eccellenza) (Damasio, 1999; LeDoux, 2000; Bennett e Hacker, 2005) che matura precocemente e prima dell'ippocampo (Joseph, 1996; vedi Mancia 2006b). Essi coinvolgono il cervelletto (almeno per le risposte condizionate alla paura, Sacchetti et al., 2004), i gangli della base, la corteccia del cingolo, l'insula e le aree temporo-parieto-occipitali dell'emisfero destro (fortemente caratterizzato sul piano emozionale) (Gainotti, 2001, 2006). Le esperienze della prima infanzia (e perciò anche ogni trauma precoce) non possono essere depositate che in questa forma di memoria, l'unica disponibile all'inizio della vita. Tuttavia, in ogni momento della vita, esperienze fortemente traumatiche o gravi stress (McEwan e Sapolski, 1995) producono perdita di neuroni ippocampali e pertanto i circuiti della memoria esplicita saranno alterati. Queste esperienze possono essere archiviate solo nella memoria implicita e contribuire a strutturare anche se tardivamente un inconscio non rimosso.
La scoperta di un doppio sistema della memoria, per lo stretto rapporto che questa funzione ha con la funzione inconscia della mente, ci permette ora di ipotizzare due forme di inconscio compatibili con le due forme di memoria appena descritte: l'inconscio non rimosso, che si struttura precocemente entro i primi due anni di vita, e l'inconscio rimosso, che si organizza più tardivamente.

Bibliografia:
Mancia, M. (2006), Memoria implicita e inconscio precoce non rimosso: loro ruolo nel transfert e nel sogno. Rivista Psicoanal., 52:629-655;
Amati Mehler J., Argentieri S., Canestri J. (1993). The Babel of the unconscious. Mother tongue and foreign languages in the psychoanalytic dimension. Madison, CT, Int. Univ. Press.
Siegel S.J. (1999). La mente relazionale. Neurobiologia dell'esperienza interpersonale. Milano, Cortina;
Lecheavalier, Neurologia.

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