Hegel riprende in senso ironico l'anima bella che è
quella che per mantenere la propria moralità intatta si ritira dall'azione e
non vuole sporcarsi le mani.
Secondo Hegel, il delirio soggettivistico dell'anima bella che si
rinchiude nella
propria presunta purezza e verità, annichilendo ogni oggettività.
propria presunta purezza e verità, annichilendo ogni oggettività.
L’idea di anima bella, è già presente in Plotino (con questa
espressione egli intende l’anima che ritorna in sé stessa), viene ripresa dai
mistici spagnoli del Cinquecento e da Rousseau nella Nuova Eloisa
(1761).
Ma l’espressione acquista un significato più preciso nel saggio di
Friedrich Schiller Grazia e dignità (1793). «Un’anima bella non ha altro merito che quello di esistere. Con facilità, come se l’istinto
agisse per lei, esegue i doveri più penosi per l’umanità, e il sacrificio più
eroico, che essa strappa all’istinto naturale, appare come libero effetto di
quel medesimo istinto».
Schiller descrive, con l’espressione anima bella,
un’anima ispirata dal dovere, ma nella quale gli impulsi sensibili si
accordano spontaneamente con la legge morale.
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