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Sogno e biologia

La coscienza può essere definita come l'insieme delle funzioni cognitive che si consentono di attribuire un significato e di rispondere in maniera adeguata alle stimolazioni sensitive e sensoriali, ed in particolare alle più complesse tra esse, le stimolazioni verbali. E' una fnzione della corteccia cerebrale.
La vigilanza è una funzione del tronco cerebrale e in particolare della formazione reticolare contenuta nella parte rostrale del tegmento pontino, nel tegmento mesencefalico e nell aparte adiecente del diencefalo. La formazione reticolare ha una funzione attivatrice ascendente, manda proiezioni diffuse alla corteccia cerebrale, sia direttamente che tramite il talamo. L'attività tonica della formazione reticolare caratterizza lo stato di vigilanza. 
Lo stato di vigilanza è interrotto ciclicamente dal sonno. Questo è un processo attivo, che corrispnde ad una sospensione di attività del sistema reticolare attivatore ascendente ed alla sua sostituzione da parte di un'altra attività che prende origine da struture anatomiche diverse. Il sonno è pertanto una riorganizzazione funzionale globale.
Voi sono due tipi di sonno.
Il sonno ad onde lente è caratterizzato da conde lente all'eeg, dapprima intermitenti e raggruppate a fusi, poi confluenti e di maggior voltaggio (sincronizzazione). Nel corso di tale sonno persiste costantemente un certo grado di tono muscolare. Questa fase è sostenuta dal sistema di sincronizzazione posto nella formazione reticolare bulbo-pontina (neclei del rafe mediano). I corpi cellulari dei nuclei del rafe ediano sono particolarmente ricchi di serotonina. La corteccia cerebrale dal'tra parte no può essere esclusa dal processo di addormentamento; si può facilmente constatare comesia inefficace stimolare il sonno in sogetti fortemente intenzionati a restare svegli.
Il sonno ad attività rapida (sonno paradosso)dura mediamente da 10 a 15 minuti e si ripete periodicamente. Si instaura bruscamente semrpe in seguito ad una fase di sonno lento. Nell'eeg si registra un'attività corticale, diencefalica e mesencefalica rapida e di basso voltaggio. Questa attività contrasta con una atonia muscolare completa (sonno paradosso). In questa fase compaiono i movimenti rapidi oculari e corrisponde al periodo del sogno. Questa fase è dovuta all'intervento periodico nel sonno dei neuroni situati nella formazione reticlare del ponte, particolarmente ricchi di catecolamine.
Lo studio neurochimico della fase REM (o fase D) ha permesso di accertare che ipnotici tipo barbiturici e psicofarmaci di maggior uso come le fenotiazine e le anfetamine riducono tutte in maniera significativa la durata del sonno D, mentre soltanto l'L.S.D. a piccole dosi può aumentare la lunghezza di alcuni periodi di sonno D durante la notte. Sono evidenti la necessità del sonno D sia nell'uomo che nei mammiferi in generale e gli effetti psicopatologici della privazione nell'uomo di questa fase del sonno. I vari autori concordano nel ritenere che una prolungata privazione di sonno D produca modificazioni psicologiche che consistono in modalità comportamentali di tipo paranoide ed un aumento dell'attività sessuale e dell'assunzione di cibo. Modificazioni che appaiono come la prova della necessità di stato-D per l'economia della mente. Vi sono serie di esperienze compiute in soggetti affetti da varie malattie mentali arrivando alla conclusione che non sembra esista una significativa relazione tra condizione psicologica (schizofrenie, ciclotimie) e fase-D, almeno per quanto riguarda la quantità di tempo speso in questi stati del sonno. Interessanti sembrano anche i risultati in cui lo studio del sonno e della fase D è eseguito in pazienti affetti da enuresi, sonnambulismo, epilessia, narcolessia, ecc. Mentre gli episodi enuretici e sonnambulici coincidono generalmente con la fase non-REM del sonno, la narcolessia appare caratterizzata dalla comparsa di fasi-D provenienti direttamente dalla veglia senza passare attraverso una fase di sonno sincrono. La fase-D viene anche studiata durante varie malattie psicosomatiche: mi sembra di rilievo a questo riguardo l'osservazione sperimentale che durante la fase-D si assiste a vere e proprie burrasche neurovegetative che interessano tutti i distretti del sistema nervoso autonomo ed in particolare il sistema cardiovascolare ed il circolo coronarico. 
Vi sono fattori che possono influenzare il ricordo del sogno: appare di primaria importanza la modalità del risveglio e il tempo che può intercorrere tra il risveglio ed il termine della fase REM. Queste osservazioni pongono anche il problema dell'“oblio” come meccanismo che si attua durante la fase S che segue immediatamente l'episodio di sonno-D. Sperimentalmente è stato osservato che, se il ricordo avviene da 5 a 10 minuti dalla fine della fase-D, il ricordo del sogno è praticamente ridotto. Sembra quindi che in questa fase si attuino i meccanismi per i quali i contenuti onirici che provengono dall'inconscio subiscono un processo di rimozione, una considerazione questa che assume un certo rilievo sulla base delle considerazioni psicoanalitiche ed etologiche che è possibile oggi fare sul fenomeno sogno.
Hartmann propone le seguenti ipotesi sulle funzioni della fase-D e del sonno: a) può servire a liberare il sistema nervoso di alcuni metaboliti endogeni che ivi sono stati prodotti durante la veglia o durante il sonno sincrono; b) potrebbe provvedere ad una fonte di stimolo endogeno necessaria allo sviluppo del bambino o del feto nell'utero; c) potrebbe avere come compito quello di “riorganizzare” il sistema nervoso centrale, disorganizzato durante il sonno S; d) rappresenterebbe un periodo di ripresa in seguito alla privazione sensoriale del sonno S e risponderebbe quindi ad una esigenza di tipo omeostatico; e) potrebbe operare come un filtro relativamente alle informazioni che raggiungono il cervello durante il giorno e prepararlo per il giorno successivo per l'arrivo di nuove informazioni; f) avrebbe la funzione di deposito mnemonico; g) permetterebbe lo sviluppo del sogno e la scarica di pulsioni istintuali.
Il sonno sia REM che non-REM presenta un'attività mentale e si pone con la sua complessa attività ai limiti tra il somatico e lo psichico: può perciò essere considerato un vero e proprio istinto (Tinbergen). Freud in epoca pre-etologica definiva istinto “un concetto al limite tra il mentale e il somatico, come il rappresentante di stimoli che originano dal di dentro dell'organismo e che raggiungono la mente, come una misura della richiesta fatta dalla mente e relativa alla sua connessione con il corpo”. La moderna etologia ha ripreso il concetto di istinto e lo ha elaborato legandolo a due fasi fondamentali: la fase appetitiva e la fase consumatoria. La prima è preparatoria rispetto alla seconda e dipende da fattori causali interni (ormoni, stimolo endogeno, impulsi nervosi che si generano nel sistema nervoso centrale anche per produzione e accumulo di neurotrasmettitori) ed esterni (stimoli sensoriali che provengono dall'ambiente). La fase appetitiva ha in sé gli elementi motivazionali che conducono alla fase consumatoria in cui l'animale appare soddisfatto con caduta della motivazione. La fase appetitiva si presenta quindi come una serie di importanti elementi motori sensoriali finalizzati alla “performance” di una azione consumatoria. L'ipotesi che mi sembra possibile avanzare è che il sonno rappresenti una forma particolare di istinto in cui si alternano ritmaticamente fasi appetitive e fasi consumatorie in una successione regolare che inizia all'addormentamento e finisce al risveglio. La fase D o REM rappresenterebbe la parte “più istituale” del sonno in quanto rappresenta un momento di “necessità” e costituisce quindi la fase consumatoria di questo comportamento istintivo, mentre la fase non-REM è preparatoria alla fase REM, non essendoci fase REM senza una precedente fase non-REM. Molti psicologi sono d'accordo nel considerare l'attività mentale in fase non-REM simile ai processi secondari (più vicini alla realtà) mentre l'attività in fase REM è più simile ai processi primari (che non possono essere ulteriormente suddivisi). Perché questi ultimi possano attuarsi necessitano della elaborazione preliminare durante la fase non-REM dei contenuti mentali legati ai processi secondari. L'attività mentale non-REM appare quindi un'attività di passaggio nella elaborazione dei contenuti che dalla realtà dei contenuti, dalla realtà dei pensieri e delle emozioni della veglia, conducono alla distorsione ed alla irrealtà del sogno; una fase preparatoria alla fase consumatoria del sogno, in cui il contenuto mentale è definitivamente staccato dalla realtà ed attraverso il lavoro onirico si struttura nei processi fondamentali della simbolizzazione, spostamento, condensazione.
I dati in nostro possesso oggi ci permettono di ricercare proprio nella fase-D o REM del sonno uno dei momenti biologici in cui la scarica delle pulsioni istintuali può realizzarsi e nella scarica di queste pulsioni noi non possiamo non riconoscere la “pressione” esercitata dall'inconscio. Perché il sogno sia “consumato” è necessario un progressivo spostamento di energia che dalla realtà porti alla irrealtà del sogno, dalla vita dell'Io a quella dell'inconscio, dai processi secondari ai primari. Una traduzione in linguaggio etologico e fisiologico è anche possibile di quel passo in cui Freud dice che “la condizione essenziale della formazione dei sogni è lo stato di sonno… [che]… rende possibile la formazione del sogno in quanto attenua la censura psichica… si può pensare che il sonno permetta contemporaneamente di diminuire e di circondare la resistenza favorendo in questo modo due fattori della creazione del sogno”. Si tratta nella fase S del sonno dell'attuarsi di meccanismi psichici che permettono una preparatoria attenuazione della censura e diminuzione di resistenza così da permettere lo strutturarsi della fase-REM e consumazione del sogno. Una emersione di contenuti inconsci specifici cioè individuali, diversi da uomo a uomo, che traggono vantaggio dal fenomeno biologico specifico ed anonimo quale il sonno, per inserirsi nel meccanismo del sogno. Un aiuto a questa interpretazione viene anche dalla osservazione del sonno dei neonati e della sua evoluzione durante il processo della maturazione. L'altissima percentuale di sonno REM nei neonati nei primissimi mesi di vita, quando inizia una importante evoluzione e le pulsioni istintuali pregenitali sono al loro massimo, oltre ad indicare lo stato di “necessità” della fase-D per la maturazione biologica e psicologica dell'individuo pone il problema anche del rapporto tra sonno e distribuzione della libido in questo periodo della vita e suggerisce l'ipotesi che nel neonato possa esistere una attività onirica. Questa potrebbe essere legata alle esperienze percettive fatte dal feto già nella vita intrauterina o alternativamente corrispondere ad una attività psichica endogena di tipo proto-onirico capace di trasformarsi in sogno sotto la influenza del mondo esterno e delle percezioni. È significativa comunque la coincidenza nel neonato tra la prolungata attività di fase-D e la condizione narcisistica in cui si trova la libido in questo periodo della vita. Come la libido narcisistica si trasforma in oggettuale secondo il modello di Freud dell'Introduzione al narcisismo, si assiste ad un significativo progressivo ridursi della durata della fase-D e aumento della fase-S con una corrispondente diminuzione dei processi primari che lasciano progressivamente più spazio ai processi secondari.
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(Picasso: Il sogno -1935)


Freud ricorda che "è solo recentemente" che il sogno viene considerato comeuna produzine psichica propria del sognatore, e che esso non viene più guardato come una manifestazine benigna o maligna "di potenze superiodi demoniache o divine". Tutavia, dice, molti scienziati tra i suoi contemporanei continuano a pensare che il sogno possieda una funzione meramente biologica e che il suo contenuto non abbia alcun significato psicologico. E' vero che se si cerca di comprendere il contenuto di un sogno preso isolatamente è raro che se ne scopra il senso, prosegue Freud. Invece è completamente diverso se si applica il nuovo metodo di indagine che egli ha mesos recentemente a punto e che chama "metodo delle associazini libere". Questo metodo gli ha permesso di scoprire che i sogni hanno un senso, così come aveva scoperto che i sintomi isterici, le fobie, le ossessioni o i deliri hanno un senso e possono essere interpretati.Freud introduce una distinzione tra il contenuto manifesto del sogno, vale a dire il sogno come viene riportato dal sognatore, e il contenuto latente del sogno, il cui signifiocato appare in tutta la sua chiarezza solo quando il sogno è stato interpretato alla luce delle associazioni del paziente. Egli chiama "lavoro onirico" l'insieme delle operazini psichiche che trasformano il contenuto latente in contenuto manifesto, allo scopo di renderlo irriconoscibile, e chiama "lavoro d'analisi" l'operazione inversa che mira a trovarne il senso nascosto a partire dal contenuto manifesto.
"Il sogno è l'appagamento di un desiderio [rimosso]". Da questo punto di vista esistono sogni facilmente intellegibili, nei quali l'appagamento del desiderio appare charamente come già realizzato, come capita nei bambini e più raramente negli adulti.
Secondo Freud il sogno utilizza i seguenti 5 principali strumenti per raggiungere i suoi fini:
1) la condensazione. Consiste nel raggruppare in un solo elemento diversi elementi (immagini, pensieri, ecc.) appartenenti a differenti catene associative;
2) Lo spostamento. Il lavoro onirico sostituisce i pensieri più significativi di un sogno con dei pensieri accessori, in modo tale che il contenuto importante di un sogno si trovi decentrato e venga mascherato l'appagamento del desiderio;
3) Il processo di raffigurazione. Operazione mediante la quale il lavoro onirico trasforma i pensieri del sogno in immagini, soprattutto visive;
4) L'elaborazione secondaria. Consiste nel presentare il contenuto onirico sottoforma di uno scenario coerente e comprensibile. Si tratta di un meccanismo che accompagna la formazione del sogno in ogni fase, ma l'effetto di questo processo è più evidente nello stato di veglia, quando il sognatore cerca di ricordare quello che ha sognato o lo racconta;
5) La drammatizzazione. Consiste nel trasformare un pensiero in una situazione, processo analogo al lavoro effettuato da un regista, quando traspone un testo scritto in rappresentazione teatrale.




Bibliografia:
Mancia, M. (1973). Ernest Hartmann Biologia del sogno, Boringhieri, Torino, 1973, pp. 281, introduzione di Mauro Mancia.. Rivista Psicoanal., 19:259-263;
Lechevalier et al., Neurologia;
Freud. Il Sogno, 1900;
J.M.Quinodoz. Leggere Freud.

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