Dibattito Winnicott - Klein
DWW scrive che innanzitutto pensa che il termine invidia non possa essere utilizzato nella descrizione degli stati infantili precoci. Secondariamente afferma che l'introduzione dell'idea di un'aggressività ereditaria indebolisce l'argomento principale del libro. L'esistenza e l'importanza di tutto ciò che è ereditario è qualcosa di cui nessuno può dubitare. Può però un argomento metapsicologico diventare una giustificazione per riportare una serie di fenomeni all'ereditarietà prima che si sia arrivati a una piena comprensione della funzione dei fattori personali e ambientali?
(Da: DWW: Un apprezzamento e una critica alla definizione di invidia secondo la Klein: considerazioni prelminari - 1962).
Le obiezioni di DWW riguardano la decisione della Klein di costruire una completa teoria dello sviluppo individuale del bambino in termini del solo bambino, senza alcun riferimento all'ambiente. Klein ha ignorato il problema dell'ambiente, secondo DWW, andando ad esplorare il fattore ereditario, per esempio l'eredità di un'anormale quantità di potenziale aggressivo. Il fattore ereditario è ovviamente una realtà, ma non si può dire che la psicoanalisi abbia tentao di evitare questa complicazione. Ogni tendenza maturativa è ereditaria e la psicoanalisi si occupa semplicemente dell'interazione tra ciò che è ereditario e ciò che è ambientale. DWW scrive che Melanie Klein evitava una cosa sfruttandone un'altra. In termini di organizzazione dell'Io del bambino la tendenza ereditaria è un fattore sterno di tipo particolarmente grossolano. Probabilmente Melanie Klein ha pensato che il fattore ereditario fosse personale e non ambientale, ma questo significa lasciar fuori tutto il problema dell'Io immaturo e della dipendenza, che si basa sul fatto che il NON-ME non è stato ancora separato dal ME.
(da: DWW: Contributo ad un convegno sull'invidia e la gelosia - 1969).
DWW scrive che non si lasciò conquistare dalle teorie di Melanie Klein che si basano sul concetto di istinto di morte e di fattori ereditari, che gli semrbavano esagerate nel saggio sull'invidia. ".. non siuscii mai a ritrovare un giusto livello di comunicazione con Melanie Klein, ma la cosa non ebbe importanza perché io e lei eravamo d'accordo sul fatto di essere diversi. Aveva un cervello notevole e diceva, del tutto a ragione: 'Ho sempre riconosciuto l'importanza dell'ambiente in tutto quello che ho scritto, ma io parlo dell'individuo'".
Mentre per DWW sembra impossibile nei primi tempi di vita parlare dle bambino senza parlare della madre.
(Da: DWW: Donald Winnicott parla di Donald Winnicott (1967).
Le obiezioni di DWW riguardano la decisione della Klein di costruire una completa teoria dello sviluppo individuale del bambino in termini del solo bambino, senza alcun riferimento all'ambiente. Klein ha ignorato il problema dell'ambiente, secondo DWW, andando ad esplorare il fattore ereditario, per esempio l'eredità di un'anormale quantità di potenziale aggressivo. Il fattore ereditario è ovviamente una realtà, ma non si può dire che la psicoanalisi abbia tentao di evitare questa complicazione. Ogni tendenza maturativa è ereditaria e la psicoanalisi si occupa semplicemente dell'interazione tra ciò che è ereditario e ciò che è ambientale. DWW scrive che Melanie Klein evitava una cosa sfruttandone un'altra. In termini di organizzazione dell'Io del bambino la tendenza ereditaria è un fattore sterno di tipo particolarmente grossolano. Probabilmente Melanie Klein ha pensato che il fattore ereditario fosse personale e non ambientale, ma questo significa lasciar fuori tutto il problema dell'Io immaturo e della dipendenza, che si basa sul fatto che il NON-ME non è stato ancora separato dal ME.
(da: DWW: Contributo ad un convegno sull'invidia e la gelosia - 1969).
DWW scrive che non si lasciò conquistare dalle teorie di Melanie Klein che si basano sul concetto di istinto di morte e di fattori ereditari, che gli semrbavano esagerate nel saggio sull'invidia. ".. non siuscii mai a ritrovare un giusto livello di comunicazione con Melanie Klein, ma la cosa non ebbe importanza perché io e lei eravamo d'accordo sul fatto di essere diversi. Aveva un cervello notevole e diceva, del tutto a ragione: 'Ho sempre riconosciuto l'importanza dell'ambiente in tutto quello che ho scritto, ma io parlo dell'individuo'".
Mentre per DWW sembra impossibile nei primi tempi di vita parlare dle bambino senza parlare della madre.
(Da: DWW: Donald Winnicott parla di Donald Winnicott (1967).
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